Ai piedi del Caucaso, dove ancora si annodano i tappeti

Se pensiamo ai tappeti persiani ci vengono subito in mente i magnifici disegni dei tappeti di Teheran, gli schemi floreali e gli arabeschi che li decorano e materiali estremamente pregiati, come la lana kork e la seta. All’ombra delle montagne del Caucaso però da secoli vengono create opere d’arte che vengono definite tappeti caucasici o tappeti geometrici e sono molto diverse dall’idea che abbiamo di tappeto persiano.

Dove e come questi tappeti sono creati

La zona del Caucaso è la regione omonima che si trova tra il Mar Nero ed il Mar Caspio e comprende stati quali l’Azerbaijan, la Georgia, l’Armenia, il Nagorno Karabakh, la Abcazia, l’Ossezia del sud, la Cecenia e l’Ingusezia. A causa della sua conformazione geografica, i contatti tra i popoli sono stati radi nel corso dei secoli e ciò si vede nello stile di disegno che non ha subito le influenze di altre zone di produzione. Questo ha reso i tappeti caucasici molto riconoscibili e un occhio esperto può perfino riconoscere la valle in cui è stato prodotto. Le cime innevate di questi monti infatti rendono difficili i contatti anche tra un villaggio e l’altro.

I tappeti vengono tutt’ora annodati su un telaio orizzontale, sistemato sul pavimento della casa dell’artigiano che lo sta creando, che solitamente siede sul tappeto durante la sua creazione. L’ordito e trama come vuole la tradizione sono di lana e il nodo utilizzato per formare queste opere d’arte è il nodo Ghidores o nodo simmetrico.

La principale differenza tra i tappeti “nomadi” e quelli “di città”, come a volte vengono distinti i tappeti iraniani e caucasici, è l’assenza di uno schema. I tappeti iraniani infatti seguono un disegno pianificato e strutturato in modo simile ai pixel delle immagini digitali, in cui ogni “pixel” corrisponde a un nodo, e questo permette di creare i magnifici disegni floreali che li ha resi famosi nel mondo. I tappeti caucasici invece, pur mantenendo l’idea “un pixel, un nodo” lasciano completa libertà all’artigiano nella creazione del disegno. Non esiste quindi uno scema prestabilito e non di rado questi manufatti sono caratterizzati da quadrati creati da diversi artigiani, a volte nello stesso momento, altre spostando il telaio di casa in casa.

La vita si fa arte nei disegni dei tappeti

L’esistenza delle tribù caucasiche dipendeva interamente dalla loro capacità di coltivare insieme a una profonda comprensione delle forze naturali che governavano la vita sulle montagne. Questi popoli hanno trovato forza e ispirazione nell’aspro ma maestoso ambiente montano e l’hanno riportato nelle loro opere d’artigianato. I colori sgargianti trovano equilibrio nel contrasto tra blu, giallo e rosso acceso, specie nei tappeti più antichi, e disegnano ​​motivi come draghi o boteh, che simboleggiava il fuoco, così importante per la vita dei nomadi. C’erano poi disegni che catturavano al bellezza del Caucaso, come fiori, arabeschi, palmette e poi uccelli, galli, pecore e tutti gli animali che questi popoli allevavano. Sui bordi per incorniciare queste rappresentazioni troviamo bande di nuvole che rappresentano il cielo o montagne in diversi colori per simboleggiare il passare delle stagioni. In mezzo a grandi diamanti e ottagoni al centro del tappeto si possono trovare un minuscolo cavallo, un cane o una gazzella, testimonianze dell’abilità nell’annodatura e della vita nomade che caratterizzava questi popoli con gli occhi che vagano dalle cime più alte alla trama dei loro tappeti.

 

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